DARÍO JARAMILLO


SEI POESIE DI DARÍO JARAMILLO TRATTE DA “SOLO EL AZAR”

Traduzioni di Antonio Bux






*


Soy abismo y apetito,

simulación de un orden asilado en palabras.

Y ningún sonido abarca la sustancia anterior.




*


No soy,

en primera persona no soy,

mi sustancia forma parte de otra sustancia,

a ella soy fiel sin entender,

equivocándome,

sintiendo dolor, remordimientos,

cada vez que la traiciono.




*


Cantar el peso muerto que mi corazón arrastra,

extirpar de mi entraña el quiste de la ruina,

decir los nombres de cada muerto que me habita,

nombrar la llaga.




*


Sólo el azar me dio la piel que amé

y sólo el azar —o el cansancio—

extinguió el fuego.

Lo que siguió no fue el azar,

es lo que sigue siempre,

la lenta pesadilla del olvido

y luego cierto desprecio

por ese que fui yo y que amaba

y también por el que soy ahora

el mismo que no sabe por qué amó.

Sólo la carne se equivoca.




*


Sólo el azar

llamado aquí destino,

sólo el azar,

un camino ya trazado que ignoro.

Nombro como caos lo que no comprendo:

la confusión está aquí, debajo de la piel

en el pulso y la mirada

en mis maneras de nombrarme.




*


Sólo el azar nos dará luz,

sólo el azar o algún designio que ignoro.

Me pregunto si es la luz lo que busco

o busco lo más oscuro de lo oscuro.

¿Acaso las tinieblas serán semilla

de visiones más altas,

de nunca merecidos apacibles silencios?




 -------------------------------------------------------------




*


Sono abisso e appetito,

simulazione di un ordine rifugiato nelle parole,

e nessun suono abbraccia la sostanza anteriore.




*


Non sono,

in prima persona non sono,

la mia sostanza forma parte d’altra sostanza,

a lei sono fedele senza capire,

sbagliandomi,

sentendo dolore, rimorsi,

ogni volta che la tradisco.




*


Cantare il peso morto che il mio cuore trascina,

estirpare dalle mie viscere la cisti della rovina,

sapere il nome di ciascun morto che mi abita,

dare un nome alla piaga.




*

Solo il caso mi diede la pelle che amai

E solo il caso -o la stanchezza-

Estinse il fuoco.

Quello che venne poi non fu il caso,

è quello che spetta sempre,

il lento incubo dell’oblio

e soprattutto un certo disprezzo

per questo io che fui e che amavo

e anche per quello che sono ora,

quello stesso che non sa perché amò.

Solo la carne si sbaglia.




*


Solo il caso

chiamato qui destino,

solo il caso,

un cammino già tracciato che ignoro.

Chiamo caos quello che non comprendo:

la confusione è qui, sotto pelle

nel polso e nello sguardo

nel mio modo di chiamarmi.




*


Solo il caso ci darà luce,

solo il caso o alcun disegno che ignoro.

Mi domando se è la luce quello che cerco.

Per caso le tenebre saranno il seme

di visioni più alte,

dei mai meritati,  pacifici silenzi?






UNA POESIA D’AMORE DI DARÍO JARAMILLO



*


Ese otro que también me habita,


acaso propietario, invasor quizás o exiliado en este cuerpo

ajeno o de ambos,

ese otro a quien temo e ignoro, felino o ángel,

ese otro que está solo siempre que estoy solo, ave o demonio

esa sombra de piedra que ha crecido en mi adentro y en mi afuera,

eco o palabra, esa voz que responde cuando me preguntan algo,

el dueño de mi embrollo, el pesimista y el melancólico y el inmotivadamente alegre,

ese otro,

también te ama.



*


Quell’altro che anche mi abita,

chissà proprietario, invasore forse o esiliato in questo corpo

alieno altrimenti di entrambi,

quell’altro che temo e ignoro, angelo o felino,

quell’altro che è sempre solo quando sono solo, uccello o demonio

quell’ombra di pietra cresciuta nel mio interno e all’infuori di me

eco o parola, quella voce che risponde quando mi domandano qualcosa,

il padrone del mio imbroglio, il pessimista e il malinconio e l’irragionevolmente felice,

quell’altro

anche ti ama.





Traduzioni di Antonio Bux




BREVE NOTA BIOGRAFICA


Darío Jaramillo Agudelo, poeta, scrittore e saggista colombiano, nato a Santa Rosa de Osos, Antioquia, nel 1947. Ritenuto il gran rinnovatore de la poesia colombiana e uno dei migliori poeti della seconda metà del ventesimo secolo in Colombia. Moltissime le pubblicazioni, qui presentiamo un estratto della raccolta “Solo el azar” pubblicata con l’editore spagnolo Pre-textos nel 2011, più una poesia d’amore facente parte di una raccolta precedente. 





WALLIS WILDE-MENOZZI


WALLIS WILDE-MENOZZI
An American Life in Italy

Wallis Wilde-Menozzi è una riconosciuta scrittrice e poetessa americana, originaria del Wisconsin, trasferitasi in Italia una trentina di anni fa. Benchè abbia fissato la propria residenza a Parma, ragioni familiari, professionali e letterarie la portano a viaggiare frequentemente negli Stati Uniti.
La sua opera consiste di romanzi, racconti, memorie, poesie, saggi, articoli a tema culturale usciti su giornali letterari di tutto il mondo. La raccolta di saggi “L'oceano è dentro di noi” (Moretti & Vitali, 2011) è il primo tra i suoi libri ad essere stato pubblicato in italiano.
I suoi lavori sono stati recensiti da prestigiosi quotidiani e riviste (tra gli altri, il New York Times e The New Yorker). Interviste sono apparse anche su importanti giornali italiani e sue poesie hanno ricevuto premi di livello internazionale, oltre ad essere state tradotte in svariate lingue, tra cui l'olandese ed il cinese. Tra le manifestazioni a cui Wallis Wilde-Menozzi è stata invitata, citiamo, per importanza, l'edizione 1992 del Rotterdam Poetry International.
Una sua lirica fu tra le quattordicimila inviate alla Casa Bianca nell'ambito di Poetry Against the War, all'epoca dell'intervento armato in Iraq. Un'antologia legata a tale iniziativa, dal titolo “Poesia e Pace. La Pace nelle tradizioni poetiche del mondo”, in cui compaiono, in lingua originale e nella traduzione in italiano, poeti appartenenti alle più svariate culture, è stata curata da Thauma Edizioni e pubblicata nel 2009. Ciò in accordo con la seguente dichiarazione dell'UNESCO: “Nel momento in cui la globalizzazione delle economie e della comunicazione tende a trascinare le società verso una omologazione dei comportamenti e dei modi di vita, una difesa dell’identità e delle specificità culturali sembra più che mai necessaria. In questa prospettiva, è innegabile che la creazione artistica in generale e la poesia in particolare giocano un ruolo di primo piano”.

Tra le più importanti attività che vedono Wallis Wilde-Menozzi in veste di animatrice, ricordiamo l'ormai ventennale Parma Writers Workshop, il cui intento è quello di valorizzare voci poetiche e narrative in lingua inglese di autori che, per varie ragioni, vengono a trovarsi lontani della loro cultura di origine. Grazie a questo laboratorio letterario sono stati fin'ora dati alle stampe otto volumi della pubblicazione “New Grains”.
A proposito dell'ispirazione fondante del Parma Writers Workshop, l'autrice scrive: “Esprimere la propria visione del mondo è un modo per conservarsi più vivi. Quando cerco un'immagine per questa realtà, in maniera forse strana, mi vengono in mente i 'prigioni' di Michelangelo. La sua intuizione dell'umana necessità di esprimersi è catturata indelebilmente nell'eterno tentativo dei personaggi di liberarsi. Emily Dickinson esprime ciò in un modo più idiosincratico ma non meno potente: 'Non puoi piegare un'onda / e riporla in un cassetto'. Questa è la ragione per cui scrivo e porto avanti questo gruppo”.

Wallis Wilde-Menozzi tiene inoltre lezioni sui vari aspetti dell'espressione letteraria presso il Geneva Writers Workshops e la Geneva Writers Conference, oltre a far parte del direttivo della Rowohlt Foundation e del correlato International Writers Colony at Lavingy, che si occupano di selezionare e valorizzare scrittori di ogni paese del mondo.

I temi dell'integrazione delle culture, dell'appartenenza, dello spaesamento causato dalla mancanza di riferimenti culturali nel luogo che si è scelto come patria adottiva, sono quindi elementi centrali della poetica di questa scrittrice. Spaesamento e assenza di “appigli” sicuri che, se in un primo momento si manifestano sotto forma di barriere e di paure, divengono immediatamente stimolo e, lungi dal provocare una perdita di identità, contribuiscono a spingersi con la ricerca fino alle radici profonde dell'identità stessa.
Come scrive Marzio Dall'Acqua in un articolo dedicato a “L'oceano è dentro di noi”, “è questo costante modificarsi e mutare della singola persona nella riflessione che nasce dall'uso di due lingue insieme nella propria esistenza che si trovano le riflessioni più alte e belle dell'autrice, che svela la sua doppia natura di americana in Italia, i limiti del suo senso di esilio, ma anche la sua appartenenza al nostro mondo e alla nostra cultura, che alla fine non solo diventa suo, ma le apre una nuova possibilità, la necessità di un nuovo impegno [...]”.

Scrive ancora Dall'Acqua: “La lievità delle parole nasce dal senso di meraviglia per le scoperte d'ogni giorno, dalla capacità di sorprendersi e di mettersi in gioco, di farsi coinvolgere, oltre che dalla ricchezza di un vocabolario che scandisce e definisce, evoca e reinventa mantenedo lo stupore di uno sguardo che è ancora quello della ragazza che poco più che ventenne arrivò per la prima volta nel vecchio continente”. Inoltre: “[...] la scrittura è quella delle emozioni e del sentimento, sempre più vicina alla poesia che non alla prosa”. Cosa, quest'ultima, che ci viene confermata dalla stessa autrice, la quale afferma che “la poesia è la voce che più si avvicina al mio cuore”.

Numerose antologie includono racconti, poesie ed articoli di questa scrittrice, la quale ha anche all'attivo le seguenti opere, a cui in parte si è fatto riferimento nelle righe precedenti:

  • Half a Self Portrait, Four Ducks Press, 1983 (poesie);
  • Mother Tongue - An American Life in Italy, North Point Press (Farrar, Strauss and Giroux), 1997; paperback, 2003 (raccolta di saggi e memorie);
  • Bees and Other Poems, Parma, 2000 (poesie);
  • The Heron Songs, Occasional Works, 2004 (poesie);
  • Blue Center, Parma, 2008 (poesie);
  • Studies at the School for Pears, Supergrafica, 2010 (poesie);
  • L'oceano è dentro di noi. Letteratura, poesia e musica tra America e Europa, Moretti & Vitali, 2011 (raccolta di saggi);
  • Toscanelli's Ray, di prossima pubblicazione (romanzo);
  • The Other Side of the Tiber, Farrar, Strauss and Giroux, di prossima pubblicazione (saggio, memorie).

Di se stessa, l'autrice scrive:
Il mio lavoro è cresciuto dando voce all'esperienza dinamica del vivere quotidiano fuori dalla mia lingua. Il mio materiale – poesie, memorie, saggi, narrativa – consiste nell'esplorare cos'è l'empatia, cosa significano le storie, e nel dare alle parole nuovi significati. La mia voce si aggiunge a un lungo elenco di scrittori esistiti come emigranti ed esiliati in tutti i secoli ma che ora stanno diventando una specie enormemente in crescita. Orhan Pamuk, Anita Desai, Isabel Allende, Milan Kundera, Jamaica Kincaid, Italo Calvino, Doris Lessing sono solo pochi esempi della quantità di scrittori che hanno vissuto in culture esterne alla propria, acquisendo nuove prospettive su passato e presente.
Vivere e scrivere a Parma non mi ha trasformato in un'italiana, ma in quanto immigrata ha formato la mia identità di poeta con radici americane, approfondite e stimolate dalla ricca e antica cultura italiana. 'Mother Tongue - An American Life in Italy' ha dato voce a questa esperienza
”.



  •   fondazioni ed associazioni con cui Wallis Wilde-Menozzi collabora:
- The Château de Lavigny International Writers' Residence
   (http://www.chateaudelavigny.ch/);
- The Geneva Writers' Group (http://www.genevawritersgroup.org/);



Le seguenti poesie vengono presentate in italiano per la prima volta. Fa eccezione "Rain" (“Pioggia”), di cui riportiamo anche la versione di Silvia Accorrà, comparsa in “L'oceano è dentro di noi” (Moretti & Vitali, 2011). Tutte le altre traduzioni sono state curate da Paolo Zanardi con la supervisione dell'autrice.






White On White





The house was still there behind the trees

but the snow
piled up great distances.
Not just between breaths

momentous,
but a deep chasm, one lumbering step to the next,
as if a lens, an enlarger,

suddenly focused things the way things are--
enormous. Even unbearable
in the effort and effortlessness--

the cold, the shining,
pitiful, pitiless, getting it straight;
reaching a life, those small footsteps,

and seeing others, as intent, setting out.









Bianco su bianco




La casa era ancora là dietro gli alberi

ma la neve
aveva accumulato grandi distanze.
Non solamente tra respiri

epocali,
ma un profondo abisso, un pesante passo dopo l'altro,
come se una lente, un ingranditore,

d'improvviso avesse inquadrato le cose così come le cose sono--
enormi. Persino insostenibili
nello sforzo e nell'assenza di sforzo--

il freddo, il luccicante,
meschino, impietoso mettere in chiaro,
toccare una vita, quelle piccole impronte,

e vederne altre, così decise, in cammino.



* * *



It's Now




It's night, that grainy video-tape night,
and no moon. There's a train leaving, and all
the vague uncertainty of leaving, without knowing,
and it's now, not books or stories about cattle cars
loaded with innocents. There are no real
people clustering there, entering the second carriage
on an oblique angle.
Not this time. These are shades,
maybe your own doubts, dressed in rough winter coats,
or are they neighbours, or your own brothers? How can a voice
talking to you in sleep tell you what you
know with your eyes wide open?

Did you ever dream it would be so hard? That raucous
bum trailing you. And when you face him abruptly,
he cries. Put your arm around him and he's luminous.

And the stalled train there in the yard. Shovellers
with bowed heads,
clearing the tracks, lifting in slow motion,
snow, snow. It's so quiet.

Put a foot down. And another. It feels like
digging.
Listen.

This morning, wasn't it the garden,
geraniums, silly tasselled clowns, and the windows,
wide-open, and the house frescoed with bright laughter?

Or was it there, this inwardness,
this unforgiving story of little crimes,
against what----the present opening----
call it ocean, this beautiful moment, this minute.







E' adesso




E' notte, quella granulosa notte da videotape,
e niente luna. C'è un treno in partenza, e tutta
la vaga incertezza del partire, senza sapere,
ed è adesso, non libri o racconti di carri bestiame
carichi di innocenti. Non c'è gente
reale ammucchiata là, che entra nella seconda carrozza
secondo un angolo obliquo.
Non stavolta. Quelle sono ombre,
forse i tuoi stessi dubbi, vestiti di ruvidi cappotti invernali,
o sono i vicini? O i tuoi stessi fratelli? Come può una voce
parlandoti nel sonno dirti ciò che tu
conosci con i tuoi occhi ben aperti?

Hai mai sognato fosse tanto difficile? Quel rauco
barbone che ti segue. E quando bruscamente lo affronti,
lui piange. Lo cingi con le braccia e lui s'illumina.

E il treno fermo là nel giardino. Spalatori
con le teste chine,
liberando i binari, sollevando con lenti movimenti,
neve, neve. Tutto è così tranquillo.

Appoggi un piede. E l'altro. Sembra di
scavare.
Ascolta.

Stamane, non è stato in giardino?
I gerani, sciocchi pagliacci infiocchettati, e le finestre,
spalancate, e la casa affrescata con sonore risate?

O è stato lì, questa interiorità,
questa impietosa storia di piccoli crimini,
contro cosa ---- il presente che si apre ----
chiamalo oceano, questo splendido momento, questo minuto.



* * *



Listening




Almost deaf, I read faces to hear
their silent films. All present
has source in near scripts
written with forgotten ink,
o faith, o blind pain that flowers
thorny insistence.

I should have believed that
seeing into your intelligent and shy face
so long ago. These massive angry eruptions
scald, but are no more
surprising
than if I had built my house
under Etna’s magnificent cone.







Ascoltando




Quasi sorda, leggo i visi per udire
i loro silenziosi film. Tutto il presente
ha origine in vicini copioni
scritti con inchiostro dimenticato,
o fede, o cieco dolore che fiorisce
spinosa insistenza.

Vi avrei dovuto credere
guardando nel tuo intelligente e timido viso
tanto tempo fa. Queste enormi eruzioni rabbiose
scottano, ma non sono più
sorprendenti
che se avessi costruito la mia casa
sotto il superbo cono dell'Etna.



* * *



Losing the First Tooth




I started wiggling her tooth after a week.
A twig too green to break.
It tottered back and forth,
the first sign of her leaving,
an exit
her whole body
would finally pass through.
I could not take my eyes from it
when she smiled,
the tender gap foreseen,
ready to be filled
with her tooth that waited
like a train in a tunnel
for a seismic signal
to pick up speed.







Perdendo il primo dente




Iniziai a dondolarle il dente dopo una settimana.
Un ramoscello troppo verde per spezzarsi.
Lo muovevo avanti e indietro,
il primo segno della sua partenza,
un'uscita
il suo intero corpo
vi sarebbe infine passato attraverso.
Non avrei potuto staccare i miei occhi da lì
quando sorrise,
il previsto tenero interstizio,
pronto per essere riempito
con il dente in attesa
come un treno in un tunnel
d'un segnale sismico
per prendere velocità.



* * *



Mother




Two points of light:
the iridiscent clock and the white
curtain filled with ocean wind. The moon
on the chilling waves is shimmering nowhere
brighter than across your sleeping face. Tonight
one of the lobsters almost clawed
its way out of the boiling froth. At table, glowing
red, they seemed cause for celebration.
Your younger daughter will marry.
Even you were exhilarated cracking
the bright bits. Once they floated in the traps,
it was impossible not to go ahead.
But the pile of shell seemd to silence you
with it's vibration. Laughter
rose with wine;
and you, on the other side, began to weep.
Your only words, 'the nets.'







Madre




Due punti di luce:
l'iridiscente orologio e la bianca
tenda gonfia di vento oceanico. La luna
sulle onde raggelanti in nessun modo luccica
più luminosa che lungo il tuo viso dormiente. Stanotte
una delle aragoste per poco non ghermì
la sua via d'uscita dalla schuma bollente. In tavola, di un rosso
acceso, parevano motivo di festeggiamento.
La tua figlia più giovane si sposerà.
Eri persino euforica spaccando
i lucidi frammenti. Una volta infilate nelle trappole
era impossibile non procedere.
Ma il mucchio di gusci sembrò zittirti
con le sue vibrazioni. La risata
si alzò con il vino;
e tu, dall'altra parte, iniziasti a singhiozzare.
Le tue uniche parole, "le reti".



* * *



We are Here Together




We have reached each other
with little help from maps.
The cities that confined us
stand like large hill villages
too far away to lead the other through.
Our memories are silent toward the other;
mine are colored; yours are black and white.
That is, perhaps, what is striking
standing in this courtyard
where a fountain with an open lion's mouth
drips drop by drop
into a mossy pool
and long dappled shadows play along a reddish wall
winter will eventually scale.
We are here together in this soft light.
Our faces come back separate
and look up at us through a reflected sun,
before they are lightly splashed again
and ripple across into almost one.







Siamo qui insieme




Ci siamo raggiunti l'un l'altro
senza l'aiuto di mappe.
Le città che ci confinavano
si ergono come grandi paesi di collina
troppo distanti per condurvi l'altro.
I nostri ricordi sono silenziosi verso l'altro;
i miei sono colorati, i tuoi in bianco e nero.
Questo è, forse, ciò che colpisce
stando in questo cortile
dove una fontana con una bocca di leone aperta
stilla goccia a goccia
in una pozza muscosa
e lunghe ombre screziate giocano lungo un muro rossastro
che magari l'inverno scrosterà.
Siamo qui insieme in questa luce tenue.
I nostri visi tornano a separarsi
e ci guardano attraverso un sole riflesso,
prima d'essere nuovamente inondati di luce
e ondeggiare quasi divenendo uno.



* * *



Cloudburst




Running to get under a cypress,
rain pelting the road
and bouncing up,
a voice screaming started to laugh.

It was me, suddenly shoeless,
giddily snatched into
an earth adventure, sixty-five,
who I am, fresh like the dust.







Nubifragio




Correndo per giungere sotto un cipresso,
la pioggia battente la strada
rimbalzando,
una voce gridando iniziò a ridere.

Ero io, improvvisamente scalza,
vertiginosamente afferrata in una
avventura terrena, sessantacinquenne,
così io sono, fresca come la polvere.



* * *



Rain




Falling
like unwanted foreign coin
into a beggar's cup, rain happens in Parma
heavy and troublesome: only a few minor drops
of its song heard, in the hiss of arcs
thrown out by cars, pressing it
like a juice, and tossing it down Via Garibaldi
in a hurry.

I still can slip
into slow childhood afternoons
in Wisconsin when summer clouds
tore with a slamming crack.
Rain slack on our tongues,
complicit on our tender feet,
rain twirled us and we looked up at steady, falling life.
Sometimes, like lilacs, wet and brushed
we kissed in rain. Our mouths soft as... our hands wild as
and the wetness slurred.

Shaking my flowery blue and red umbrella,
I enter the modern underpass,
hoping
the Sudanese are laying out
bright ikats, positioning them
so we see an ancient world
rarely in orbit.
I want to chat with the skirted man.

Rain rattles and whispers: no nostalgia,
and no charity; poet and woman, you need it,
one of the flutes they sell - its eternal,
leaping sounds.
With the first breath we discover
none of us knows
the reed's toy notes.
Laughing, the tallest toots a long lost C.

Beyond the underpass, the torrente fills,
in green weeds rising, dragging
impressing a flow of rain's collection.
How far from the desert
the immigrants know. How distant
from my once bare feet.

Rain
blind searching
open-handed homeless early
earlier gift, gift, gift Its smell
pulls chariots
of sharp roses breaking from stillness.
Where? I can't remember.







Pioggia (traduzione di S. Accorrà)




Cade
Come indesiderata moneta straniera
Nella tazza mendice, ecco la pioggia a Parma
Pesante e fastidiosa: solo poche gocce minori
Del suo canto udite, nel sibilare degli archi
Espulsa dalle auto, spremuta
Come un succo, e scrollata giù lungo via Garibaldi
frettolosamente.

Posso scivolare ancora
In lenti pomeriggi infantili
Nel Wisconsin quando nuvole estive
Si laceravano in uno schianto secco.
Pioggia molle sulle nostre lingue,
complice sui nostri teneri piedi,
pioggia che ci faceva roteare e noi in alto cercavamo una ferma vita cadente.
Talvolta, come i lillà, umidi e morbidi,
ci baciavamo nella pioggia. Le nostre bocche morbide come... le nostre mani furiose come
e l'umidità ci segnava.

Scuoto l'ombrello fiorato blu e rosso,
varco il moderno sottopassaggio,
e spero
che i Sudanesi portino fuori
luminosi ikat, li dispongano
perchè vediamo un mondo antico
raramente in orbita.
Voglio parlare con l'uomo in sottana.

Pioggia che tamburella e sussurra: nessuna nostalgia,
e nessuna carità; poeta e donna, ti serve,
uno dei flauti che vendono – i suoi eterni,
suoni singhiozzanti.
Al primo respiro scopro
Che nessuno di noi sa
Le note del giocattolo di canna.
Ridendo, il più alto suona un mi perduto da tempo.

Oltre il sottopassaggio, il torrente si gonfia,
si sollevano gli sterpi verdi, trascinandosi
con un'impronta di flusso alla raccolta di pioggia.
Quanto lontano dal deserto
Lo sanno gli emigranti. Quanto distante
Dai miei piedi una volta nudi.

Pioggia
Cieca ricerca
A mani aperte senza dimora e presto
Prima dono, dono, dono il suo odore
Spinge carri
Colmi di rose che erompono dalla quiete.









Pioggia   (traduzione di P. Zanardi)




Cadendo
come non desiderata moneta straniera
nella tazza d'un mendicante, la pioggia a Parma giunge
pesante e fastidiosa: solo poche secondarie gocce
del suo canto senti, nel sibilo d'archi
scagliata via dalle auto, spremuta
come un succo, e squassata lungo Via Garibaldi,
di fretta.

Posso ancora scivolare
in lenti pomeriggi d'infanzia
nel Wisconsin quando nuvole estive
si strappavano con uno schianto violento.
Pioggia indolente sulle nostre lingue,
complice sui nostri piedi sensibili,
la pioggia ci induceva in piroette e noi cercavamo lassù una ferma, cadente vita.
A volte, come lillà, umidi e teneri
ci baciavamo nella pioggia. Le bocche morbide come... le mani sfrenate come
e l'essere intrisi legava.

Scuotendo il mio ombrello a fiori blu e rossi,
entro nel moderno sottopasso,
sperando
che i sudanesi stendano
luminosi ikat, li dispongano in modo
che si veda un mondo antico
raramente in orbita.
Voglio chiacchierare con l'uomo in sottana.

La pioggia tinntinna e sussurra: nessuna nostalgia,
nè carità; poeta e donna, hai bisogno di quello,
uno dei flauti che vendono - i suoi eterni
suoni danzanti.
Al primo soffio scopriamo
che nessuno di noi conosce
le note del balocco di canna.
Ridendo, il più alto suona un do lungo e perduto.

Oltre il sottopasso il torrente si gonfia,
i suoi verdi arbusti si alzano, trascina
impressionante un flusso di ciò che la pioggia raccoglie.
Quanto lontano dal deserto
gli immigrati lo sanno. Quanto distante
dai miei piedi un tempo nudi.

Pioggia
cieca       ricerca
a mani aperte       senza dimora       presto
prima       dono,      dono,       dono       Il suo profumo
sospinge carrozze
di rose taglienti che emergono impetuose dalla quiete.
Dove? Non riesco a ricordarlo.





Nota

I testi originali sono apparsi sulle seguenti pubblicazioni:
  • White on White” e “It's Now”: Mississippi Review;
  • Listening”: Persimmon Tree;
  • Losing the First Tooth” e “We are Here Together”: Four Ducks Press chapbook;
  • Mother” e “Cloudburst”: Studies at the School for Pears, Supergrafica;
  • Rain”: The Literary Review.
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